Alluvione

Gli Angeli del Fango

È grazie anche a quegli scatti, fatti a pelo dell’acqua, poco prima che l’Arno rompesse gli argini, che la notizia fece il giro del mondo in un tam tam mai così veloce. Nel giro di pochi giorni a Firenze arrivarono in migliaia, da tutti gli angoli della Terra, e vennero definiti immediatamente Angeli del fango diventando il simbolo della città patrimonio culturale e umano del mondo. Anche i fotografi dell’Agenzia Foto Locchi accorsero e visto che nel novembre del 1966 i droni ancora non esistevano, le riprese della città ferita furono eseguite a rischio e pericolo di chi stava dietro alla macchina fotografica.

Nascono così migliaia di immagini che raccontano i momenti più toccanti; dall’ammasso informe di tomi intrisi di melma della Biblioteca Nazionale all’arte sfregiata. Cimabue ma anche l’Ultima cena di Giorgio Vasari e la Maddalena lignea di Donatello.

A portare il loro aiuto e la loro testimonianza arrivarono anche i personaggi celebri, da Richard Burton e Franco Zeffirelli a Giorgio Albertazzi, al presidente della Repubblica di allora Giuseppe Saragat a Papa Paolo VI. E tanti i volti, quelle espressioni che raccontano lo sgomento di trovarsi di fronte a un disastro immane. Così come la forza dei fiorentini che si rimboccarono subito le maniche e ripulirono la città insieme a quei ragazzi che dormivano accampati nei vagoni allestiti lungo un binario morto della stazione di Santa Maria Novella. Da quel disastro, come viene raccontato attraverso il susseguirsi di immagini, nacque un modo nuovo di concepire il Restauro delle opere d’arte e si misero le basi alla nascente Protezione civile.