Fiorentina

Alé viola

L’amore che si dichiara soltanto a parole non ha valore: servono i fatti per farlo diventare vero. E quale “fatto” migliore se non soffrire con le gambe che penzolano dagli spalti, domenica dopo domenica, patendo il freddo, la pioggia e il vento col cuore che batte all’unisono con i giocatori, muscolosi angeli protesi verso quel pallone di cuoio che può aprire le porte alla vittoria e alla gloria. E per arrivarci, allo Stadio, la cosa più comoda nei giorni dopo la Guerra era riuscire a salire sul tram, magari tenendosi in bilico sul predellino in due o addirittura in tre, augurandosi di non cadere e perdere la partita!

Quella tra Firenze e la sua squadra, dalla fondazione blasonata il 29 agosto 1926 col marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, è una storia d’amore che ha avuto luci e ombre, ha rischiato d’infrangersi su arbitri dalle idee confuse e giocatori che da portabandiera sono passati al nemico (calcistico, s’intende), di perdersi tra allenatori di polso e presidenti dalle innumerevoli attività, ma ha resistito e resiste. La sua storia è di quelle che sono passate nel buio e hanno resistito alle sirene della delusione, grazie alla tenacia dei fiorentini che non dimenticano quegli uomini dai pantaloni un po’ troppo larghi e la forza che sempre hanno messo nella voglia di vincere.