Nei laboratori di pelletteria, in quelli di ceramica, nelle botteghe di oreficeria, nelle sartorie, ma anche tra i calderai e le cappellaie, la manualità – che si fa capacità di vedere il mondo da un angolo diverso – passa attraverso gli occhi degli artigiani.
Occhi e mani che sono preziosi per il loro saper leggere la materia e le sue duttilità, i punti che rischiano la frattura e quelli da cui sprigionerà la luce, la docilità dei materiali e l’impersonalità dello strumento che si piega al volere di chi, ogni giorno, lo usa per far cedere alla forma le strutture della natura.
I torni, le lame, le cucitrici, i pennelli, le forbici, gli scalpelli e poi le stoffe e le argille, i colori e gli smalti, i fili di seta e quelli di canapa, gli scaffali di legno aperti dove appoggiare gli oggetti del giorno e gli armadi chiusi dove riporre quelli che serviranno poi. E le finestre alte, luminose, vetrate che arrivano fino al tetto e che garantiscono la luce giusta per lavorare fino a tardi, quando a casa c’è chi aspetta ma ha ancora un po’ di pazienza…
I laboratori degli artigiani, eredi di una tradizione che in Toscana tutta e a Firenze specialmente è invidiata nel mondo, raccontano storie che a malapena i Grimm riescono a eguagliare.
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Artisti? No, artigiani!
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