Ciclismo

Gino Bartali

Quegli occhi allegri da Italiano in gita…

Il Ginettaccio nazionale, l’uomo – come lo definì Paolo Conte – “col naso triste come una salita” e “gli occhi allegri da italiano in gita” non è stato soltanto uno scalatore provetto sulle sue due ruote e un uomo coraggioso in tempi spaventosamente bui e sanguinosi. Gino Bartali ha rappresentato, con l’eterno amico-rivale Coppi, la faccia bella dell’Italia sportiva, quella dell’accettazione della fatica di ogni giorno e della coscienza del proprio dovere da svolgere.

La sua bicicletta Legnano e le sue imprese destinate a dominare negli anni (il Tour de France, il Giro d’Italia e i numerosi Gran Premi affrontati senza timori) la sua lealtà nei confronti dei suoi gregari e degli avversari, la sua capacità di trovare un sorriso per chi lo aspettava alla fine di una corsa e il suo modo diretto di parlare, fecero di lui un eroe nazionale e non soltanto popolare, un atleta a tutto tondo come quelli dell’antichità classica. Le sue possenti forze lo mantennero saldo sul manubrio dal 1933 al 1953, quando sul limite dei quarant’anni e di uno sport vissuto intensamente scelse di ritirarsi in un anno comunque segnato da due vittorie. Indimenticabile il suo “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, quasi come a dire che si può sempre ricominciare: basta volerlo.